IL MIO NONNINO

Stamattina erano le sei.
Filippo e Viola dormivano.
Accanto a me.
Il mio pensiero era a te.
E così mi sono messa a scrivere.

Il mio nonnino.

Classe ‘37.
Un uomo di poche parole.
E mille accorgimenti.
È stato un padre per me.
Mi raccontava la seconda guerra mondiale.
Vista dagli occhi di un bambino.
Quale era.
Poi è stato marinaio.
Poi ha sposato sua cugina.
Di primo grado.
La mia nonnina.
Lavorava alla fornace, mio nonno.
E sono così frastornata che non riesco a ricordare nessuno dei suoi mille racconti.

Cercò la fortuna a Milano.

Dando così il via ad una serie di incastri che portarono alla mia nascita.

Il mio nonnino.

Si alzava di notte per andare in farmacia quando avevo la febbre.
E mi comprava le supposte.
Andava a lavorare in bicicletta per fare a me l’abbonamento del tram.
Si spaccava di lavoro.
Era un sacrificio, ma era necessario per non farmi mancare nulla.
Devo tanto a lui. 
Alla nonna.
Era un uomo buono.
Onesto.
Tutti gli volevano bene.
Mi raccontava sempre aneddoti che lasciavano sempre un messaggio.
Un insegnamento.
Era sempre ripagato dal suo modo di fare.
Ed era un tuttofare.
La domenica mattina, se non lavorava, andava al circolo della Marina.
Doveva portarci in crociera partendo da La Spezia.
Non ci siamo mai andati.
Ma ricordo come ero felice quando mi diceva “della crociera“.
Il mio nonnino aveva la “Ritmo”.
E ci sparavamo viaggi di 12 ore.
Milano-Canosa.
Canosa-Milano.
Non superava mai il limite di velocità.
Prima di partire cambiava sempre gli ammortizzatori alla macchina perché la caricavamo con tonnellate di roba.
Quel portapacchi se potesse parlare.
Mi metteva sempre in guardia.
Stai attenta.
Non ti far fregare.
A Roma.
La casa.
Il lavoro.
Mi raccomando.
E mi metteva in guardia, raccontandomi.
Cose. Aneddoti.
Tante. Tanti.
Era umile.
Non pretendeva mai nulla.
Non mi ha mai fatto una carezza.
Ma con gli occhi mi diceva tutto.
E se c’è una persona a cui adoravo raccontare dei miei “successi”, era lui.
Perché con uno sguardo mi dava una soddisfazione enorme.
Ed io lo rendevo fiero.
Si vedeva.
Con il passare degli anni aveva anche la lacrima facile.
Ogni volta che partivo, piangeva.
Ed io lo prendevo in giro.
Sdrammatizzavo, ridevo.
Ma so io cosa lasciavo.
Il tumore.
Il Parkinson.
Il cuore.
Ti hanno buttato giù nonnino, ma tu sei sempre stato forte.
Ci hai fatto spaventare un sacco di volte.

Ma tu eri forte.

E credevo che saresti stato forte anche ieri.

O almeno credevo che saresti stato forte ancora qualche giorno.

Non chiedevo tanto.

Natale. Solo un altro Natale. Da passare insieme.

Dopo secoli. Un Natale con te e la mia nuova famiglia.

Io, te, Filippo e Viola.

Sulle tue gambe. A giocare.

Sono certa che avresti pianto.
Sono certa come con quelle lacrime e senza una parola mi avresti comunicato tutto il tuo orgoglio.
Nonno se c’è una cosa che so.
È quanto eri fiero di me.
Della ragazza che sono.
La donna che sono.
Il tuo pensiero era vedermi sistemata.
Ed eccomi qui.
Lavoro, casa, famiglia.
Eri un uomo di vecchio stampo.
La sicurezza prima di tutto.
La stabilità prima di tutto.
Non fare mai il passo più lungo della gamba Simona.
Me lo dicevi sempre.
E quante volte non ti ho ascoltato.
Sono in gamba, nonno.
Anche grazie a te.
E sono anche in buone mani, nonno.
Mi vedi? 
Anche se i tatuaggi di Filippo non ti facevano impazzire.
E la sua barba!
Il barbone, lo chiamavi.
Nonno eri sempre dalla mia parte.
Sempre.
E ora come faccio?
Sono confusa.
Non riesco a ricordare quando ti ho parlato l’ultima volta.
Avrei voluto rivedere i tuoi occhi.
Solo una volta.
E risentire il  tuo fischio.
Che quando eri giù in cortile a Milano e fischiavi per chiamare la nonna, io ti riconoscevo.
È il nonno.
Me lo ricordo ancora quel fischio.
Che era solo tuo.
Che non sono mai riuscita a riprodurre.
E non sai cosa darei per poterlo sentire un’ultima volta.
E non sai cosa darei per vederti con Viola in braccio.
Ma lei ti conoscerà bene. 
Perché tu vivrai per sempre nei miei ricordi.
Nei miei racconti.

Per sempre Nonnino Mio.

Non vorrei smettere di scrivere, perché sono milioni le cose che potrei dire di te.
Milioni.

Nonno grazie.
Grazie.
Ma non basta un grazie per esprimerti la mia profonda gratitudine per tutto.
E già mi manchi.
Ti voglio Bene.

E anche tu, insieme alla mia mamma. Veglia su di Noi 💜



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