QUANDO E' NATA VIOLA
Ore 3.
In punto.
Mi svegliano dei dolori nel basso ventre.
Familiari.
Oddio, mi sta venendo il ciclo.
Ah. Poi ricordo di aspettare una bimba.
E quindi?!
Iniziano così le mie prime contrazioni.
Dolorose.
Mi alzo.
Monìtoro.
Conto.
Cammino.
Respiro.
Una ogni 7 minuti.
Poi 2.
Poi 4.
Poi 2.
Poi 6.
Poi 2. E 2. E 2.
Ok, forse ci siamo.
Dopo 40 settimane + 4 giorni.
Siii, Forse ci siamo!!
E per non saper né leggere né scrivere, meglio andare in ospedale.
Al massimo si torna a casa.
Filippo si sveglia a suon di “RESPIRI PROFONDI”.
“Ehi, Phil, ci siamo, ma dormi ancora un po’ che mi faccio una bella doccia calda”.
Alle 4.19 arriviamo in ospedale.
E via al monitoraggio.
E poi la visita.
E poi un’altra visita.
E poi le mille domande.
Ultimo ciclo?
Prima gravidanza?
Aborti?
Flussimetria?
Inizia la dilatazione, il collo dell’utero si accorcia.
1 cm.
“Simona, dove abiti?”
“A Montesacro”.
“Molto probabilmente ti mandiamo a casa, potrebbe volerci molto, è inutile tenerti qui”.
Ma le contrazioni sono molto forti e molto ravvicinate.
Respiro. Respiro. Respiro.
Decidono di ricoverarmi.
Mi fanno un prelievo.
Di nuovo mille domande.
Mi danno un letto, Filippo è di nuovo con me.
Mi aiuta ad indossare la “mise” da parto.
E ora, cosa facciamo?
“Vai al blocco parto”. Mi dicono.
Sono circa le 7.
Mi visitano di nuovo.
Non riesco a fare pipì.
Quasi 2 cm.
“Allora Simona, vai in camera e fatti fare una bella doccia calda.”.
Torna qui per le 8.30.
Oddio tra un’ora!!!
E come faccio a tenere queste contrazioni per un’ora?
Ma, evviva, ce la faccio.
Senza versare una lacrima.
Pensando solo al fatto che la contrazione finiva.
Da lì a poco.
Raggiungeva l’apice del dolore e poi svaniva.
Ed io riprendevo fiato.
Una doccia calda, un’ora e 2 cm dopo.. torno al blocco parto.
“Possiamo procedere con l’epidurale”.
Ah bene.
No perché altrimenti mi abbandono a me stessa.
Anche se poi passa un’altra ora prima di essere drogata.
Ma poi è tutto una figata.
Ho le contrazioni fortissime, ma io non sento nulla.
Ho solo un gran freddo.
Una gran fame.
Una gran sete.
Sono in paradiso.
E così, con Phil, diamo il via ai selfie in sala parto.
Io volo.
Ma in un’ora e mezza tutto svanisce.
Oddio, muoio.
Angelica, l’ostetrica che ci segue dalla mattina, mi chiede se riesco a resistere un pochino.
Ok, accetto sofferenza per 10 minuti.
Ma passa mezz’ora.
Poi mi accontenta.
Altro giro, altra corsa, altra dose, altro sballo.
Alle 13 sono pronta per le spinte.
L’epidurale svanisce poco prima della dilatazione completa.
E vai con un’altra dose.
Perdiamo esattamente un’ora e mezza.
Ma c’è Angelica.
Chiacchieriamo, ridiamo, ci raccontiamo, ovviamente la storia d’amore mia e di Phil non può essere bypassata.
E pensare che il 18 settembre, allo scadere delle 40 settimane, Angelica mi ha accolta al pronto soccorso ostetrico dopo un monitoraggio.
“Già la conoscevo”.
Ed oggi, farà nascere la nostra bambina.
Sono le 14.30.
Angelica mi dice: “ok, basta, è ora di spingere”.
Epidurale finita.
Contrazione.
Prendo L’aria.
Tiro su le gambe.
Apnea.
Spingo.
Due volte.
Riposo.
Ripeto.
Riposo.
È piacevole.
Meglio delle contrazioni.
Lo faccio presente ad Angelica.
Vai Simo, ci siamo.
“Vuoi toccare la testa?”
Mi scoppia il cuore.
Piango.
Di gioia.
È là, ci siamo, è morbida, manca poco amore mio e finalmente ti vedremo.
Filippo è sempre accanto a me, girato verso il muro.
Mi tiene le mani.
Impassibile ed in silenzio.
Ancora non sappiamo come la chiameremo.
Alice? Viola?
Contrazione.
Prendo L’aria.
Tiro su le gambe.
Apnea.
Spingo.
Due volte.
Riposo.
Ripeto.
Riposo.
Sono gli ultimi minuti.
Il battito della bambina scende.
Di colpo.
Gioco di sguardi.
Angelica chiede aiuto, quasi in silenzio.
Non ci accorgiamo di nulla.
La sala parto si riempie.
Quante persone.
Camici viola, camici blu.
Ginecologi, ostetriche.
Simona, adesso deve nascere.
Devi essere collaborativa.
Deve nascere ORA la bimba!
Ok.
Contrazione.
Prendo L’aria.
Tiro su le gam..
Le ostetriche sono su di me.
Spingono con me.
Sulla pancia.
Vai.
Ci siamo.
Quasi.
Brava.
Spingono.
Non respiro quasi più.
Ma poi è un attimo.
Mai e poi mai dimenticherò quello “scivolare”.
Via.
Da me.
Dentro me.
Alla Vita, là fuori.
Nel mondo.
Amore della mamma.
Mai e poi mai dimenticherò quella meravigliosa sensazione che faccio fatica anche a descrivere.
Un pesciolino che sfugge dalle mani.
Per tuffarsi nell’immensità del mare.
Sono le 14.48.
18 minuti.
Ed è nata una vita.
Come la chiamate?
VIOLA! PHIL VA BENE? VIOLA!
Viola, non è stata tanto bene quando è nata.
L’abbiamo vista a malapena, l’hanno portata subito in terapia intensiva.
Ma quando me l’hanno fatta vedere per qualche secondo, mi mancava il fiato per la bellezza di ciò che stavo ammirando.
E non ho voglia di scrivere nulla riguardo i 10 giorni che sono seguiti.
Voglio solo ringraziare Angelica, la nostra ostetrica.
Per la meravigliosa esperienza che ci ha fatto vivere.
E soprattutto per aver gestito l’urgenza in maniera eccezionale.
Anzi di più.
Ringrazio tutte le oltre ostetriche e ginecologi che ci hanno assistito a fine parto.
Anche per le “botte” che mi hanno dato, che hanno fatto sì, insieme ad Angelica, che Viola nascesse in tempo da record.
Ringrazio tutte le infermiere, i pediatri, i neonatologi che ci hanno seguiti nei 10 giorni dietro quella porta.
La terapia intensiva, che nemmeno sapevo cosa fosse.
E che realtà nascondesse.
Tutte le mamme e i papà che abbiamo conosciuto e per i cui bimbi prego ogni giorno.
Grazie all’ostetrica Stefania Rega che già dal corso preparto mi ha fatta emozionare solo raccontando cos’è il parto spontaneo.
Grazie a Dio.
Grazie a tutti coloro che ci sono stati vicini.
Con un messaggio, una chiamata o un abbraccio, una parolina.
Ed infine, come sempre, grazie a TE.
L’Amore della Mia Vita.
Che nessun altro avrebbe potuto essere.
Grazie della tua presenza, sempre.
Delle risate che mi hai regalato, nei momenti più tragici.
Delle tue mani forti, che vedevo sbiadire sotto la pressione che esercitavo, a furia di stingere.
Grazie per tutte quelle cose che a spada tratta mi avevi giurato che non avresti mai fatto.
Ed invece eri là.
A prenderti cura di me.
Indolenzita e impossibilitata nel compimento di gesti quotidiani.
Quante potrei scriverne.
Mai dimenticherò io e te.
Nella sala risveglio.
Soli.
Senza il nostro angioletto.
Io che mi lascio andare ad un pianto infinito.
Ma che poi incrocio il tuo sguardo.
Teso.
Carico di paura.
Angoscia.
Preoccupazione.
Lacrime mai versate.
Ho capito che toccava a me.
Ho ricacciato indietro le lacrime per dirti che “LA BAMBINA È IN BUONE MANI”.
È così è stato.
BENVENUTA VIOLA!
TI AMIAMO PIÙ DI QUALSIASI ALTRA COSA AL MONDO!
E sicuramente dopo questo spavento, puoi farci tutto quello che vuoi!
Anche tenerci svegli tutta la notte, tutte le notti.
Buona Vita!
Sei un cazzo di spettacolo!!!
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| DOMENICA 22 SETTEMBRE 2019 - 0RE 14:48 |

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